La collezione
privata.

Gli studi tecnici, l’attività imprenditoriale nell’industria a contatto con gli sviluppi della tecnologia e con i problemi dell’organizzazione aziendale hanno stimolato in me un’attitudine mentale costruire e usare sitemi scientifici nell’approccio alla realtà. L’attenzione ai rapporti umani e alle problematiche sociali mi hanno sollecitato a studiare ed individuare nella storia dell’uomo gli aspetti della sua attività che permangono al di là del contingente, tra questi l’arte. L’approccio naturale è stato verso l’arte dei secoli passati, perché corrispondeva a quelli esempi, archetipi, impressi nella memoria storica e legati alla iconografia religiosa prima, borghese e laica poi. Affascinato dalla produzione pittorica di epoche lontane, e riconoscendone l’insostituibile validità, ho percepito però l’inadeguatezza dell’arte figurativa tradizionale a rappresentare la contemporaneità, profondamente caratterizzata dalla scienza e dalla tecnologia. Quindi nel mio percorso di ricerca, basato sull’esigenza di progettualità e chiarezza, ho individuato nel costruttivismo, concretiamo e cinevisualismo le espressioni più rispondenti ai miei ideali culturali ed estetici.Poichè il collezionismo nasce dalla necessità di aver sempre a disposizione l’oggetto che si vuole conoscere più profondamente, la stessa necessità mi ha indotto a raccogliere libri, documenti e opere, che concretizzassero nei modi e nelle specificità proprie quelle tendenze artistiche che avevo individuato. L’arte costruttiva è quella che meglio rappresenta per teoria, metodo e finalità ciò a cui aspiro: che la razionalità governi l’irrazionalità, che lo spirito trionfi sulla materia. E’ stato per me naturale il passaggio dal piacere individuale al desiderio di far partecipare la comunità: ed ecco il progetto di costituire un luogo dove vivere e condividere la grande avventura del conoscere e insieme del migliorarsi.

Madì è di costante attualità perché si è dedicato a liberarsi della costrizione della dimensione ortogonale dove si inserivano i colori per fare un oggetto di bellezza in pittura. E’ andare più lontano del rettangolo e segnare così una battuta d’arresto e un supporto più che sorpassato nelle sue possibilità. Finito il dominio dei soli quattro angoli . La seconda grande permanenza di Madì è nel proporre delle soluzioni ai problemi nei quali si era invischiata l’arte geometrica classica : cioè l’immobilità. L’arte costruttivista e l’arte concreta non hanno mai conosciuto la bellezza del movimento. Anche in ciò Madì ha liberato la composizione e dato indipendenza e libertà ai colori primari, ai colori secondari, ai colori simultanei, asp bianco e nero e al monocromo, strutturati in una forma in sé invece di diluirsi all’interno del rettangolo. Si è dedicato ad organizzare un sistema di materiali nuovi: la plastica, l’acciaio cromato, il vetro e il plexiglass e come essenza la profusione degli angoli e il movimento reale in oggetti e “co-planals”; mobilismo e gioco estetico; trasparenze mobili e luminose. Madì deve dare sistema a tutto ciò. Madì è sempre all’inizio del nuovo. E’ in una rivoluzione permanente di creazione plastica. Madì ha la sua “costante”. Questa costante è la politonalità al di là dei quattro angoli. E’ una cosa semplice e rigorosa nella sua forma e nel suo contenuto, senza alcuna pretesa di un’al di là falsamente mistico. Madia è lucidità e pluralità. Una presenza continua di semplice bellezza. Madia costruisce in continuazione il futuro. E ciò contro tutti gli opportunisti e le compromissioni di ogni genere. Madia si pone come il movimento estetico del nostro secolo, in verità Madia non ha storia,  esso fa in permanenza la storia, fa in permanenza il presente e l’avvenire.

Parigi 18 Aprile 2002
Carmelo Arden quin